Opera Factor
Sabato 2 aprile alle 20.00 nell’ex chiesa di San Pietro in Monastero (via Garibaldi 3), la prima delle tre opere finaliste del nostro concorso per compositori e librettisti
Nel 2022 esistono artisti che scrivono opere liriche? La risposta è sì, e soprattutto giovani. Sotto questo segno nasce il progetto Opera Factor, 1° Concorso Internazionale per il Teatro Musicale del XXI Secolo. Il
progetto è ideato e promosso da Verona Accademia per l’Opera.
Questa prima edizione ha visto la partecipazione di oltre cinquanta compositori e librettisti provenienti da tutto il mondo e la qualità dei lavori presentati ha dato impulso ad un affascinante percorso di formazione e produzione artistica.
Le tre coppie finaliste sono state affiancate rispettivamente a tre giovani registi diplomati al nostro Master: l’incontro tra diverse personalità artistiche, il dialogo appassionato su contenuti e forme hanno stimolato nuove idee ponendo le basi per lo sviluppo e la diffusione dell’opera contemporanea.
(m)0rpheus
di Milen Apostolov e Sebastiano Bazzichetto,
L’Opera si basa su una serie di interviste all’interno della comunità trans in Nord America ed Europa.
La metamorfosi, che è ora possibile grazie all’assistenza medica, ha cambiato la percezione di cosa significhi la transessualità. Ancora oggi stigma e pregiudizi vengono riversati sulla comunità trans a causa della mancanza di informazione e di un dibattito aggiornato.
L’opera evoca il mito atavico di Orfeo ed Euridice, le Metamorfosi di Ovidio e le origini dell’opera stessa in Italia con Monteverdi, un mito da cui trae ispirazione Orlando di Virginia Woolf e Self di Yann Martel, solo per citare alcuni predecessori.
(m)0rpheus intende delineare un percorso senza tempo (la seconda lettera del titolo è in realtà uno zero e non semplicemente una ‘o’) per parlare di transizione, transessualità e metamorfosi personale nella società contemporanea italiana e mondiale. L’intera regia è votata ad un minimalismo evocativo di linee ed immagini in cui protagoniste sono le voci, la musica ed una gestualità misuratamente mimetica.
Il nostro posto nel mondo
di Marco Gnaccolini e Marco Emanuele,
È la storia d’amore di due giovani, in forma di poema narrativo, raccontata tramite lo scorrere avanti e indietro nel tempo del loro “posto nel mondo”: una panchina del parco della loro città, dove è nato e finito il loro amore.
La storia dei due giovani, dal loro primo bacio fino all’ultimo, si intreccia con lo scorrere degli eventi passati e futuri, che hanno attraversato lo spazio in cui sorge la panchina, narrati come rapidi frammenti di situazioni in una linea non temporale, dall’età primordiale della terra fino al futuro di un pianeta reso arido dal cambiamento climatico.
I diversi racconti brevi di queste situazioni temporali diventano quindi racconti-metafora delle speranze, sogni, disillusioni, euforie e tristezze della storia d’amore dei due giovani formando, tramite una piccola storia, un affresco universale della storia del nostro mondo e dell’interconnessione tra lo spazio e i diversi tempi che lo abitano, e che nutrono ogni nostra vita.
Whisky a Kepler
di Jorge Ferrando e Ignacio Ferrando
“Noi siamo quello che mangiamo”, così scriveva Ludwig Feuerbach. Questa celebre massima deve essere probabilmente diventata l’inno ufficiale del pianeta Muirbiliuqeac, meglio conosciuto come KEPLER22b.
Nell’eterno divenire ed evolversi dei kepleriani, infatti, solo una cosa rimane costante e immutabile: il loro famelico cannibalismo. Questo continuo nutrirsi di specie aliene, però, non porta mai a una sazietà totale: la fame dei kepleriani è universale, tocca ogni appetito, da quello fisico a quello spirituale, passando per quello culturale e quello, ovviamente, sessuale.
All’ignara astronauta che atterra a KEPLER-22b, infatti, prima di diventare la portata principale del loro banchetto, vengono tolte tutte le sue radici umane.
Dopo essersi nutriti della sua parte immateriale, l’anima, non resta che banchettare di quella materiale, il corpo. L’eterno cambiare della specie dei kepleriani, tuttavia, segna la loro condanna: loro stessi diventano ciò che mangiano e stanno per mangiare, assorbendo i lati peggiori della loro nuova preda.